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giovedì 24 novembre 2011

Pietro Atzeni in due libri racconta la sua vicenda


Dal "Secolo d'Italia" del 23/11/2011



http://pietroatzeni.files.wordpress.com/2011/11/secolo-ditalia-intervista-atzeni-pietro.pdf

L'ingiustizia "ferisce" ma ci si può riscattare
Pietro Atzeni, in due libri, racconta la sua vicenda: «Ero un uomo finito,poi...»
Valentina Marsella


Quando la denuncia dell'ingiustizia crea unvero e proprio talento. Lo sa bene Pietro Atzeni, lo scrittore sardo che in unodei suoi due libri, Il mistero delle 99 tavolette d'argilla rossa racconta lasua disavventura giudiziaria. Lo "scippo" della sua emittente tv,finita in mano a persone senza scrupoli che l'hanno portata giorno dopo giornoal fallimento. E a pagarne le spese, dopo quasi vent'anni, sono ancora lui e lamoglie. Ma Atzeni non si definisce una vittima di errore giudiziario. Sì, hadovuto subire un'ingiustizia e ancora oggi lotta affinché il suo processo vengariaperto per far luce sulla verità, ma lo scrittore si sente un privilegiato,perché quella lotta lo ha cambiato in meglio. Se non si fosse trovato nel belmezzo della tragedia che lo ha travolto, oggi, forse, non sarebbe ciò che èdiventato.
Questa è la storia, positiva, di un uomo che dopo la caduta si è rialzato,denunciando il malcostume di un'Italia dove il potere della politica può tutto,«anche influenzare le decisioni dei giudici», dice Atzeni, facendosi portavocedi quanti, vivendo una storia simile alla sua, non hanno saputo o potutoraccontare il dolore di sentirsi colpevoli da innocenti. Un'innocenza che l'excomproprietario dell'ex emittente sarda Canale 60, vuole dimostrare perprincipio, denunciando ancora una volta di essere stato vittima di raggiri etruffe; e vuole dimostrarlo anche oggi che è ormai un personaggio noto, in unnuovo esposto che verrà presentato dall'Associazione Vittime errori giudiziariArt.643. «Il caso di Atzeni - rileva l'avvocato Valentina Di Loreto, portavocedell'Associazione, che ha preso a cuore la vicenda - rappresenta nel vero sensodella parola una rivoluzione copernicana rispetto al trend dello stato d'animo dellevittime di errore giudiziario, che spesso fanno della loro sconfitta unaragione di vita, sentendosi frustrati fino alla fine dei loro giorni. Atzeniinvece è riuscito a tradurre in positivo quello che gli è accaduto, diventandocosì un vincitore nella vita. Forte del suo equilibrio e della sua preparazioneculturale, dalla sventura ha tratto il buono, un po' come l'Araba Fenice che èriuscita a risorgere dalle ceneri». Nel nuovo esposto, fa notare il legale,«non ci sono novità rilevanti tali da far riaprire il caso, poiché tutti glielementi sono già stati valutati, ma ci si affida al buon senso di unmagistrato virtuoso che possa rivedere con una nuova luce i punti dellavicenda. Atzeni, spiega la Di Loreto, «non è una vittima della giustizia penale,piuttosto di una situazione per la quale la macchina della giustizia è stataparticolarmente ingarbugliata e lenta».
Ma veniamo alla storia, che qualche tempo fa, Atzeni, ha raccontato anche inuna lettera inviata al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,«prendendo a spunto - scrive lo scrittore - le sue parole con le quali invitagli italiani a non abbassare la guardia nei confronti della mafia visto checome lei stesso dice, "esiste il rischio che le organizzazioni di stampomafioso possano approfittare dell'attuale crisi per acquisire il controllo diaziende in difficoltà, con una invasiva presenza in tutte le regioni delpaese"». Un problema vecchio, denuncia l'uomo, che «periodicamente ritornadi drammatica attualità». Nella lettera al Capo dello Stato, l'autore disuccesso, racconta in sintesi le sue vicissitudini. Nel '90, lui e sua moglieerano comproprietari dell'emittente televisiva locale Canale 60 sas.All'indomani della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della legge Mammì duesoci decisero di uscire dalla società e ne subentrarono altri due. «Pesa sullanostra scelta - spiega Atzeni - la frequentazione del padre, un editore, con ilpalazzo del potere: contiamo su lui come cavallo vincente ma ci rendiamo benpresto conto che si tratta di un cavallo di troia». L'emittente diventòoperativa, onorando le disposizioni di legge. Andò avanti con i problemiclassici di un'azienda che si rifonda ma tutto sommato senza grandi debiti.Nell'agosto del 1991 la moglie di Atzeni si dimise da amministratore perchévincitrice di un concorso pubblico, passando l'incarico ad altri.
«E da allora è per noi iniziato l'inferno», denuncia lo scrittore, perché«dapprima il nuovo amministratore ha citato in tribunale mia moglie perappropriazione indebita di 70 milioni di vecchie lire, accusa poi dimostratasiinfondata che altro non era che un contratto pubblicitario mai evaso, cheassieme a tanti altri inevasi hanno portato in breve alla fame la società».Debiti su debiti, portarono il nuovo amministratore a cedere un ramo d'aziendae cioè il segnale, per 250 milioni di vecchie lire, e assieme all'etere lostesso personale che dalla Canale 60 sas passò alle dipendenze della Editel,che irradiava i programmi col marchio Super Tv. I coniugi Atzeni si opposero, richiedendoil sequestro giudiziario, perché una simile mossa, rileva lo scrittore sardo,«significava la fine dell'emittente senza più personale né frequenza». Ma iltribunale civile di Cagliari era di altro avviso: infatti rigettò il lororicorso, «legittimando così - sottolinea l'uomo - una transazione ottenuta coninganno che ci danneggiava due volte. Infatti, malgrado la vendita,l'amministratore continuò a usare i conti bancari della società garantiti anchedalle nostre fideiussioni, e quando le banche ci chiesero, stranamente solo ame e mia moglie, di reintegrare lo scoperto purtroppo non esisteva ormai piùniente sul quale potessimo rivalerci come fideiussori».
Per i due coniugi fu il crollo di tanti sogni e progetti: Pietro passò unperiodo di depressione, si sentiva vittima di un destino ingiusto. Ma quelsentimento negativo si trasformò pian piano in qualcosa di incredibile, chesarà la sua salvezza. Pietro Atzeni iniziò a scrivere, a raccontare, a staremeglio denunciando quello che gli era successo. Nel 2005 uscì il suo primolibro, Il mistero delle 99 tavolette d'argilla rossa, dove viene descritta,anche se con personaggi e nomi di fantasia, la sua storia. Ma soprattutto lastoria di una globalizzazione e di una nuova economia, spiega Atzeni, che«hanno consegnato il Paese a gente priva di scrupoli». La"fanghiglia" che opprime la nostra società, torna poi protagonistanel secondo libro dello scrittore sardo, datato 2010, Le verità di fango.Enigma Rosso. Un nuovo successo a metà tra il thriller e il noir, ma con lesfumature del saggio, dove il nostro Paese viene analizzato attraverso leparole di personaggi apparentemente senza volto, sconosciuti. Persone chepagina dopo pagina assumono sembianze e un nome. Qui, c'è l'eterna guerra delbene contro il male, un male però ben mimetizzato dietro verità in apparenzapositive ma utilizzate come sofisticato specchietto per le allodole dietro ilquale si consuma l'inganno ai danni di una umanità distratta e impreparata, e abeneficio di una élite, con lo Stato sempre più confinato in un angolo a fareda spettatore. Dentro quelle Verità di fango c'è la denuncia di Atzeni, maanche una possibilità di riscatto per chiunque si senta calpestatodall'ingiustizia. Lui ne è l'esempio, e scrivere è diventata la sua salvezza.


2 commenti:

  1. Ciao Compagno bel blog Complimenti ti aggiungo nei miei tantissimi links. A presto Ciao !!!!

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  2. Difficile ottenere giustizia dalla "casta" di giudici e magistrati attuali, che sempre più sembrano legati a dei poteri forti e non dediti all'applicazione della Giustizia nell'interesse dei cittadini.

    Con l'intervento della magistratura nel periodo di "mani pulite" è stata fatta fuori quella parte della classe politica italiana contraria alla privatizzazione e svendita dei cosiddetti "gioielli di stato" ENI , IRI etc.

    Oggi "casualmente" con l'inchiesta aperta dalla magistratura su Finmeccanica in un solo giorno le azioni Finmeccanica hanno perso in borsa il 20% del loro valore, favorendo così gli interessi dei soliti noti futuri acquirenti............

    Non meraviglia che anche attraverso uno "strano" comportamento di alcuni giudici siano "sparite" delle TV indipendenti.


    Shardana

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